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Videommifferovìdeo– [dal tema del lat. videre «vedere» e -fero; propr. «fornito di video»] NEOLOGISMO /agg. e n.m

Scherzi a parte e se l’anello mancante dell’evoluzione fosse proprio quell’anello di LOADING di un video? 

Non lo darei così per scontato. L’uomo nel 2020 è un mangiatore di video: guarda video per imparare a cucinare e guarda video mentre mangia.

Per video intendiamo ogni immagine in movimento il più delle volte associata a un suono. In questa categoria rientrano la maggior parte dei contenuti dei nostri social, non serve certamente elencarli tutti,  in tempi di quarantena non possiamo non inserire in questa lista anche le dirette online, e se allargassimo (non di molto) la concezione di video a veri e propri film e serie Tv, capirete anche voi che Netflix, Amazon Video e il nuovissimo Disney+ vanno a riempire una porzione importante di quella che è una giornata del 2020.    

E così quella relazione con lo schermo nero che nero (spento) non lo è quasi mai, fa degli scenari futuristici/angoscianti della serie Black Mirror (appunto) poco futuristici e sempre più reali.

 

Ma basta chiacchiere guardiamo insieme un po’ degli ultimi dati.

Avete mai provato ad analizzare il tempo di utilizzo del vostro smartphone? Bene, superata questa prova sommate il tempo alle ore passate davanti alla vostra SmartTv e perché no aggiungete le ore di computer ed iPad giornaliere.

Continua a non sconvolgervi?

D’altra parte, secondo un rapporto del 2019 della società americana networking Sandvineil video rappresenta oltre il 65% del traffico internet globale dai provider ai consumatori. E Netflix da sola è responsabile di quasi il 12% di tale traffico.

Non male considerando che le prospettive del CISCO  (una delle aziende più autorevoli in questo settore) danno entro il 2022, il 60% della popolazione mondiale online e l’82% di tutto questo traffico costituito da contenuti video (senza considerare l’incredibile spinta di altalena che darà la quarantena COVID-19 a queste previsioni). Così il social media più utilizzato di Gennaio 2020 è Youtube e nella top 10 delle categorie di app più utilizzate dagli italiani 5 categorie delle prime 7 sono ascrivibili alla sfera dell’intrattenimento video.

 

 

La quantità così imponente di traffico è giustificata solo in parte dalla pesantezza (in termini di byte) che un video online comporta. Sappiamo tutti che un video più è di qualità (HD e 4K) più è pensate e la velocità di connessione e la disponibilità di rete ci consente di vedere sui nostri super schermi video e film estremamente nitidi, al punto che durante il periodo di quarantena tutte le multinazionali di questo settore hanno dovuto abbassare forzatamente la qualità dei nostri amati video per poter sostenere il traffico globale.

Dicevamo la pesantezza giustifica solo in parte un così forte traffico di video online, la verità è che il video è il contenuto più apprezzato ed efficace, perché? Semplicemente perché è il più IMMEDIATO.

Un video coinvolge non solo la vista, ma anche l’udito, è in grado di essere esaustivo molto più velocemente di qualsiasi altro prodotto multimediale. Per questo ne siamo pazzi e ne guardiamo sempre di più, cerchiamo tutorial su qualsiasi cosa che non sappiamo e non vediamo l’ora di sederci sul divano per lasciarci trasportare e coinvolge dall’ultima serie. I titoli sui servizi di streaming così come i video virali vengono consumati alla velocità della luce trainati dalle discussioni social, in questo modo gli utenti sentono la FOMO (Fear Of Missing Out) di essere tagliati fuori dai dibattiti e di conseguenza il binge-watching bulimico diventa la normalità.

Per concludere, videommiferi in quarantena, vi lasciamo a inoltrare su Whatsapp l’ennesimo video virale ironico per distrarti dal corso online che stavi seguendo, mentre aspetti la prossima chiamata Skype/Messanger (a tal proposito consigliamo WHEREBY per le videochat di gruppo), nell’attesa di una serata programmata per finire tutto d’un fiato l’ultima serie tv e dirlo a tutti facendo una storia su Instagram. Ora corro a vedere la diretta di Jovanotti, scusate.